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Abstract
Ita
In questo contributo si discutono le implicazioni giuridiche internazionali delle ostilità israeliane a Gaza del 2023-2025, documentando e analizzando i discorsi che hanno annunciato in senso genocida l’assedio della Striscia e, soprattutto, i mezzi e metodi di guerra che lo hanno contraddistinto poi per l’effettiva sistematicità dei crimini internazionali che hanno decimato la popolazione civile di Gaza e ridotto il suo spazio vitale ad un inabitabile deserto di macerie. La riflessione argomenta le ragioni per cui questi discorsi e queste modalità di conduzione delle ostilità, nel quadro dell’inflizione intenzionale e protratta di condizioni di vita distruttive alla popolazione di Gaza (a sua volta parte di un disegno dichiarato di annessione totale del territorio palestinese occupato e denazionalizzazione del suo popolo), corrispondano paradigmaticamente a ciò che la Convenzione per la Prevenzione e Repressione del Crimine di Genocidio del 1948 qualifica come elemento soggettivo ed elementi oggettivi del crimine stesso. Tale analisi è anche occasione di confutare alcuni diffusi equivoci sul significato del dolo specifico di distruzione del gruppo vittima nella definizione giuridica del crimine, che rischiano di svuotare il crimine stesso di significato e applicabilità. L’articolo si concentra poi sui discorsi italiani di giustificazione e negazione dei crimini internazionali di esercito ed esecutivo israeliani a Gaza, svelandone le devianze antigiuridiche e anticostituzionali. La diffusione e normalizzazione di queste devianze converge, a parere dell’analisi, non solo in un attacco frontale ai pilastri dell’ordine giuridico internazionale, ma anche, e inevitabilmente, ad un capovolgimento delle concezioni del rapporto tra diritto e guerra e tra democrazia e guerra cristallizzate nei principi supremi della Costituzione. Si propone, infine, l’inquadramento di questi capovolgimenti come apice del processo di decostituzionalizzazione del sistema politico e dell’informazione italiani, che minaccia di recidere definitivamente il nesso costitutivo tra democrazia e stato di diritto.
En
This article discusses the international legal implications of the Israeli hostilities in Gaza in 2023-2025, documenting and analyzing the discourses announcing the siege of the Strip in genocidal terms and, more importantly, the means and methods of warfare that characterized the war for the effective systematicity of its international crimes, decimating the civilian population of Gaza and reducing its living space to an uninhabitable desert of rubble. The article argues that these discourses and methods, in the context of the intentional and prolonged infliction of destructive conditions of life on the population of Gaza (which is in turn part of a declared plan of total annexation of the occupied Palestinian territory and denationalization of its people) correspond, paradigmatically, to what the 1948 Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide identifies as subjective and objective elements of the crime itself. This analysis also provides an opportunity to refute widespread misconceptions about the meaning of the special intent to destroy the victim group, core of the legal definition of the crime. These misconceptions, the article demonstrates, risk emptying the crime itself of meaning and applicability. Finally, the article focuses on the Italian discourses justifying and denying the international crimes by the Israeli army and executive in Gaza, revealing their anti-juridical and anti-constitutional deviances. The normalization and spread of these deviances converge not only in a frontal attack against pillars of the international legal order, but also, and inevitably, in capsizing the conception of the relationship between law and war, and between democracy and war, crystallized in the supreme principles of the Constitution. The reflection proposes to identify this overturn as the apex of the process of de-constitutionalization of the Italian political and media systems, threatening to definitively severe the constitutive nexus between democracy and the rule of law.