La Commissione europea chiede di rafforzare l’elemento preventivo del Patto di stabilità, ovvero: della nobiltà del mercato e della miseria dello stato sociale

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Il “mercato” è una creatura politica e amministrativa. Si nutre di piani e di dirigismo economico. Va indirizzato, rafforzato, corretto e sistematizzato, attraverso le decisioni mirate dell’autorità detentrice del potere decisionale effettivo. Non ne fa mistero la Commissione europea che nella Comunicazione al Consiglio e al Parlamento europeo del 13 giugno 2007 COM (2007) 316 (di accompagnamento all’ottava relazione annuale sulle finanze pubbliche nell’UEM) sottolinea la necessità di rafforzare l’efficacia dell’elemento preventivo («du volet préventif») del Patto di stabilità e crescita. La preoccupazione che guida l’azione della Commissione emerge nelle conclusioni del documento: «Dans certains États membres, la progression inattendue des recettes fiscales a été en partie utilisée pour financer des hausses de dépenses publiques» (p. 10). Il riferimento al c.d. tesoretto italiano è evidente. Ma il tema è più generale. Si tratta, appunto, di non mettere in discussione i presupposti politici di funzionamento del mercato, il più importante dei quali è il divieto di destinare risorse pubbliche alla redistribuzione sociale. I presupposti alla base del Patto, ricorda la Commissione, hanno carattere permanente. Semmai, in quest’ottica, sono le costituzioni nazionali ad avere un valore relativo e dipendente da quei presupposti.
In questa nuova Comunicazione, perciò, la Commissione presenta una serie di proposte per migliorare l’efficacia dell’elemento preventivo del Patto di stabilità.
La prima serie di proposte mira, in particolare, ad estendere la sorveglianza di bilancio dell’UE. Questo alla luce della considerazione che ci si muove in un contesto economico molto ampio, quello della globalizzazione, che impone maggiore attenzione agli squilibri interni ed esterni forieri di rischi per la stabilità economica e di bilancio.
In secondo luogo, la Commissione propone di rafforzare la titolarità nazionale degli obiettivi di bilancio fissati nei programmi di stabilità e di convergenza. L’imperativo è quello di rafforzare il legame tra i bilanci nazionali e gli obiettivi presentati a livello UE, in particolare accrescendo la partecipazione dei Parlamenti nazionali e dei settori di governo all’elaborazione e alla verifica dei programmi. Ovvio, che, in questo caso, ci sarebbe poco da discutere. “Partecipazione” ed “elaborazione” stanno più per ratifica ed adesione formale che per possibilità di incidere sui contenuti.
La terza serie di proposte mira a rafforzare l’affidabilità e la credibilità degli obiettivi di bilancio a medio termine. Le deviazioni ricorrenti dai piani rischiano, se permangono, di nuocere seriamente alla credibilità dei piani stessi. Maggiori informazioni sul modo in cui si prevede di realizzare gli obiettivi di bilancio alla luce delle tendenze di spesa faciliterebbero la valutazione delle politiche di bilancio nazionali.
L’ultimo gruppo di proposte riguarda l’obiettivo generale di potenziamento del modulo “preventivo” del Patto di stabilità. A questo scopo occorrono una migliore sorveglianza dell’esecuzione del programma di bilancio ed una migliore conoscenza delle posizioni di bilancio che offrono un margine sufficiente per assorbire l’impatto dell’invecchiamento della popolazione.
Se non è dirigismo questo……………..