LE CAMERE APPROVANO ANCHE L’INVIO IN IRAQ DELLA MISSIONE UMANITARIA SENZA L’ONU

Le Camere approvano le comunicazioni con cui il Governo ha annunciato l’invio in Iraq di una “missione umanitaria” con un contingente di circa 3.000 militari per interventi logistici e di pubblica sicurezza. Riportiamo le comunicazioni del Governo e le cinque mozioni votate al Senato

COMUNICAZIONI DEL GOVERNO IN MERITO AD UN INTERVENTO DI EMERGENZA UMANITARIA IN IRAQ
Senato -15 aprile 2003

FRATTINI, ministro degli affari esteri. Il popolo iracheno, finalmente liberato dal brutale e oppressivo regime di Saddam Hussein, nutre legittime aspettative per un futuro di libertà, democrazia e progresso, ma deve fare i conti con l’eredità del passato, con l’isolamento dal mondo esterno, la completa disarticolazione della classe dirigente, il disastro della struttura produttiva, la corruzione, ma soprattutto con le attuali sconsiderate violenze e i saccheggi operati per indigenza, per vendetta o da parte di bande di malfattori. Tale caotica situazione impedisce l’efficace intervento delle agenzie internazionali di soccorso e giungono dall’Iraq rapporti preoccupanti sull’insorgere di patologie tipicamente connesse alla malnutrizione e alle carenze igienico-sanitarie. L’Italia si adopererà per l’adozione in sede internazionale di un piano organico per la ricostruzione dell’Iraq, ma avverte la necessità di approntare un intervento urgente per affrontare l’emergenza umanitaria che colpisce la popolazione irachena e che rischia di trasformarsi in una catastrofe più luttuosa della guerra stessa. A tale scopo, la task force interministeriale ha predisposto un progetto di intervento e sostegno alla popolazione irachena, imperniato sui settori nei quali l’esperienza e la capacità maturata dall’Italia nella cooperazione umanitaria e nelle missioni di peace keeping sono universalmente riconosciute. Per far fronte alle priorità medico-sanitarie, sono previsti il trasferimento di una unità ospedaliera da campo, l’invio di medici specialisti offerti da numerosi presidi ospedalieri nazionali e l’istituzione di un laboratorio nazionale della salute pubblica per il disinquinamento dell’acqua, del suolo e dell’aria, l’adozione di un programma sistematico di vaccinazioni e la sorveglianza epidemiologica; il sistema sanitario iracheno verrà quindi rafforzato con la creazione di una rete di presidi sanitari regionali nelle principali aree del Paese. Successivamente, nella fase di ricostruzione, l’Italia potrà intervenire con maggiore efficienza sfruttando la lunga tradizione di cooperazione con l’Iraq proprio nel settore sanitario. Per far fronte all’emergenza idrica, elettrica e infrastrutturale, è stato predisposto un piano d’azione multidimensionale che coinvolgerà le risorse dei Ministeri dell’ambiente, delle infrastrutture e delle attività produttive. La grave situazione dell’ordine pubblico in Iraq, le difficoltà nella distribuzione degli aiuti, i rischi di saccheggio e di speculazione impongono tuttavia l’adozione di adeguate misure di copertura militare per garantire la cornice di sicurezza essenziale al raggiungimento degli obiettivi dell’azione umanitaria italiana. A tale scopo, un contingente di circa 3.000 unità dovrà proteggere il flusso degli aiuti, ripristinare le vie di comunicazione e le infrastrutture aeroportuali, procedere alla bonifica di ordigni esplosivi ed allo sminamento marittimo, al rilevamento dell’eventuale presenza di agenti biologici o chimici, concorrere al mantenimento dell’ordine pubblico nell’ambito delle operazioni di soccorso. La composizione del contingente potrà essere pianificata nei dettagli non appena il Parlamento si sarà pronunciato sulla linea di condotta proposta dal Governo, cui farà seguito la presentazione di un provvedimento per la copertura giuridica e finanziaria delle operazioni. Sollecita pertanto un pronunciamento rapido e largamente condiviso del Parlamento per un intervento che risponde alle aspettative di vita e di libertà degli iracheni e al patrimonio di immagine acquisito dall’Italia dal punto di vista umanitario, ma che potrà essere convogliato in nuovi schemi nel momento in cui in sede internazionale vengano raggiunte le opportune intese per una iniziativa complessiva sotto l’egida delle Nazioni Unite, dell’Unione europea e della NATO, risultato che l’Italia continuerà a perseguire con impegno nell’auspicio di giungere ad una rinnovata unità di intenti. Appare infatti sempre più larga la condivisione degli obiettivi di restituire l’Iraq al popolo iracheno e di avviare una ricostruzione sulla base di istituzioni libere e democratiche: attorno a questi obiettivi l’Italia è impegnata per il rafforzamento del dialogo nell’Unione europea, per il rinnovamento della coesione euro-atlantica e per l’individuazione di proposte operative concrete e condivise che restituiscano all’ONU il ruolo che le compete sulla scena internazionale.

(6-00044) n. 6 (15 aprile 2003)
COSSIGA, MALABARBA, AYALA, MARITATI.
Respinta
Il Senato,
preso atto:
della intervenuta debellatio del Governo iracheno e della conseguente occupazione militare in corso del territorio di questo Stato, da parte delle Forze Armate degli Stati Uniti d’America, del Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda del Nord, del Commonwealth d’Australia e delle altre Potenze della cosiddetta «Piccola Coalizione», che hanno proceduto ad un intervento militare unilaterale versus l’Iraq, al di fuori delle disposizioni dello Statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, senza cioè che esso fosse disposto o autorizzato ai sensi del Cap. V dello Statuto del Consiglio di Sicurezza, debellatio che è causa principale delle gravi conseguenze prodotte sul piano umano da detto intervento militare, particolarmente in relazione alla popolazione civile, a motivo dell’uso massiccio di mezzi offensivi aerei, missilistici e terrestri, che hanno causato enormi danni a persone e cose;
mentre riafferma l’assoluta estraneità dello Stato italiano al conflitto che sta per giungere al suo termine, e quindi anche alle responsabilità (che conformemente ai principi del diritto internazionale di guerra gravano sulle Potenze occupanti, ancorché per effetto di una azione illegittima, ma che ha prodotto uno stato di fatto giuridicamente rilevante) di garantire alle popolazioni dei territori militarmente occupati condizioni normali d’ordine e di sicurezza pubblica, nonché doveri di assistenza sul piano sanitario e alimentare alle popolazioni civili;
affermato che quindi lo Stato italiano, prima che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite eventualmente lo disponga, nessun dovere ha di concorrere al ristabilimento di ordinate condizioni di vita in Iraq, mediante operazioni di peace-keeping e di peace-enforcing,
impegna:
il Governo a concorrere al necessario soccorso umanitario a favore delle popolazioni dell’Iraq, ma esclusivamente attraverso i canali neutrali delle competenti organizzazioni specializzate dell’ONU, anche assicurando la normale distribuzione dei beni di soccorso, nonché l’incolumità del personale nazionale in essa impegnato, anche con il dispiegamento, d’intesa con le autorità delle Nazioni Unite e necessariamente in coordinamento con le Autorità militari delle Potenze occupanti, di unità italiane di polizia civile, anche armate, ma al solo scopo di legittima autodifesa e senza rapporto di subordinazione nei confronti delle Autorità anglo-americane;
impegna altresì il Governo ad astenersi tassativamente dal partecipare con unità dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, delle Forze Armate della Repubblica ed in particolare dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza o della Polizia di Stato a operazioni di peace-keeping o di peace-enforcing alle dipendenze delle Autorità militari della «Piccola Coalizione», fino a quando, naturalmente, il Consiglio di Sicurezza non avrà, se del caso, adottato le misure necessarie alla restaurazione di un legittimo governo indipendente in Iraq, e avrà richiesto l’intervento di unità delle Forze Armate degli Stati membri per compiti di polizia militare internazionale nel territorio dello Stato iracheno.
(6-00045) n. 7 (15 aprile 2003) (testo 2)ANDREOTTI, COLOMBO, THALER AUSSERHOFER, FRAU, KOFLER, PETERLINI, ROLLANDIN, RUVOLO, SALZANO.
Approvata con le modifiche evidenziate
Il Senato,
udite le dichiarazioni del Ministro degli affari esteri;
ritenuto che un apporto italiano alla normalizzazione postbellica dell’Iraq sia richiesto da esigenze indifferibili di sussistenza e di tranquillità di quelle popolazioni,
impegna il Governo ad adottare le indicate misure, compreso l’invio di idonei (*) presidi sanitari e di un contingente militare per interventi logistici e (**) di pubblica sicurezza.
Registrando inoltre con speranza le recenti aperture israeliane in tema di insediamenti, invita il Governo a sollecitare in sede di Unione europea la ripresa di quella linea di politica di dialogo tra israeliani e palestinesi che tante speranze suscitò nel 1980 con la dichiarazione di Venezia, purtroppo ancora ben lontana dalla sua realizzazione.
________________
(*) Parole che sostituiscono le altre: «conseguenti misure compreso l’invio di adeguati»;
(**) Parole introdotte

(6-00046) n. 8 (15 aprile 2003) SCHIFANI, NANIA, D’ONOFRIO, MORO, DEL PENNINO, CRINO’.
Approvata
Il Senato,
udite le dichiarazioni del Governo sull’intervento umanitario dell’Italia in Iraq,
le approva.

(6-00047) n. 9 (15 aprile 2003)BOCO, MALABARBA, MARINO, DONATI, DE PETRIS, RIPAMONTI, TURRONI, MARTONE, SODANO Tommaso, MUZIO, ZANCAN, PAGLIARULO, CORTIANA, CARELLA, TOGNI.
Respinta
Il Senato,
premesso che:
la illegittima guerra contro l’Iraq, basata sulla tragica dottrina della guerra preventiva, già rischia di estendersi anche ad altri paesi;
è necessario il ritiro delle truppe di occupazione e la loro sostituzione con una forza multinazionale sotto l’egida dell’ONU;
occorre affrontare subito la grave emergenza umanitaria in corso,
impegna il Governo:
ad escludere l’invio di contingenti militari italiani sotto qualunque forma in Iraq;
a dare tutta l’assistenza e il sostegno economico alle agenzie dell’ONU e della Croce Rossa Internazionale per alleviare le sofferenze della popolazione civile irachena;
a chiedere il rispetto della Convenzione di Ginevra anche al fine di garantire l’afflusso degli aiuti umanitari gestiti autonomamente dalle organizzazioni non governative.

(6-00048) n. 10 (15 aprile 2003)ANGIUS, BORDON, MARINI, FABRIS.
Respinta
Il Senato,
premesso che l’Iraq ha assoluta necessità di aiuti umanitari e di tutti gli interventi necessari per la costruzione delle essenziali condizioni della vita civile, per la garanzia di livelli di sicurezza minimi, per la tutela del suo immenso patrimonio culturale, per la riattivazione dei servizi essenziali per la popolazione;
rilevato che è condivisibile l’obiettivo per l’Italia di svolgere un ruolo sia nelle diverse emergenze umanitarie in cui si trova l’Iraq sia nella ricostruzione civile del Paese e che tale ruolo va inserito all’interno di un’azione multilaterale per non ingenerare disordine, per favorire indispensabili sinergie operative, oltreché per consentire il ripristino di un quadro coerente di legalità internazionale e il superamento della logica e della realtà dei conflitti unilaterali,
esprime parere favorevole allo svolgimento di missioni umanitarie da parte dell’Italia che avvengano con risorse adeguate, fermo restando che le presenze militari dovranno essere esclusivamente finalizzate al solo supporto delle iniziative umanitarie e civili;
impegna il Governo:
a farsi promotore in ogni sede dell’Unione Europea e nelle competenti sedi internazionali:
a) di una immediata iniziativa umanitaria entro cui collocare un adeguato contributo italiano in termini di persone e di mezzi;
b) del contributo dell’Italia all’effettivo arrivo degli aiuti e alla riabilitazione dei servizi fondamentali attraverso interventi diretti, il sostegno alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative già presenti in Iraq, tra cui alcune italiane;
c) di una iniziativa perché il Consiglio di Sicurezza dell’ONU riassuma il suo ruolo in tempi rapidi all’indomani della conclusione della guerra irachena;
a farsi promotore nelle adeguate sedi internazionali:
a) di ogni iniziativa diretta a evitare l’estensione della guerra ad altri Paesi dell’area mediorientale;
b) di ogni iniziativa diretta a risolvere finalmente il conflitto tra Israele e Palestina con il riconoscimento del diritto a vivere in pace e sicurezza per Israele e alla formazione dello Stato palestinese;
c) della attribuzione all’ONU del compito di accertare definitivamente l’eventuale esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq;
d) dell’attribuzione a un tribunale internazionale appositamente istituito dal Consiglio di Sicurezza del compito di giudicare Saddam Hussein e i massimi dirigenti del suo regime;
impegna infine il Governo a chiarire esplicitamente le basi giuridiche internazionali, il contesto operativo e la catena di comando relativi alla presenza di forze armate italiane in Iraq, in occasione dei passaggi parlamentari relativi al provvedimento legislativo annunciato dal Governo, che riguarderà il finanziamento e le modalità della presenza di militari del nostro paese in Iraq.