I diritti del minore vittima di tratta e gli strumenti di tutela della persona

Professore straordinario di Diritto privato – Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara

Abstract

L’articolo esamina i più recenti interventi normativi internazionali ed europei di prevenzione e contrasto del fenomeno e di tutela e assistenza delle vittime, con particolare attenzione alla direttiva anti-tratta 2011/36/UE, recentemente recepita in Italia con il d.lgs. 4 marzo 2014, n. 24. Il lavoro procede poi all’esame del sistema normativo nazionale, che, pur essendo uno dei più avanzati in Europa sotto il profilo generale della protezione dei minori, manca di un unico testo legislativo di riferimento per la tutela dei minori vittime di tratta: la disciplina applicabile si ricava da diversi provvedimenti normativi, principalmente in tema di immigrazione e di minori non accompagnati. Peraltro, in molti casi, la particolare complessità della condizione in cui i soggetti tutelati si trovano, vale a dire il loro essere, ad un tempo, minori, vittime di tratta, di norma stranieri non accompagnati, eventualmente richiedenti protezione internazionale, rende articolato e problematico il rapporto tra più forme di protezione concorrenti, moltiplicando il numero dei soggetti coinvolti (parti pubbliche e private, giuridiche, amministrative e sociali), spesso a discapito dell’effettività ed efficacia della tutela offerta ed imponendo la necessità di adottare adeguate misure di coordinamento tra diversi sistemi di tutela. La scelta tra le esaminate procedure di tutela, affidamento e protezione internazionale del minore vittima di tratta viene rimessa alla valutazione dei servizi sociali dell’ente locale o degli enti privati convenzionati con esso o, ancora, del Procuratore della Repubblica, nei casi in cui sia iniziato un procedimento penale e non può tradursi in provvedimenti adottati a priori, sulla base di un generico criterio di adeguatezza. Essa deve, invece, dar luogo ad interventi protettivi flessibili, il più possibile individualizzati e rispondenti alle reali esigenze di protezione poste dal caso concreto ed ispirati al rispetto del superiore interesse del minore tutelato e ad un’attenta considerazione della sua persona. Di qui la necessità che i diversi percorsi tutelanti siano preceduti da un’attenta valutazione individuale della vittima e della sua specifica situazione, che non possono non tenere nel debito conto le esigenze, i timori e le opinioni espressi dalla stessa. In tale prospettiva, l’istituto dell’ascolto del fanciullo – cui la trattazione dedica ampio spazio – viene a svolgere un ruolo determinante nella definizione del percorso di protezione e assistenza da realizzarsi nel caso concreto. Ciò a conferma del mutamento ormai compiutosi nella cultura giuridica occidentale, per la quale il minore (anche vittima di tratta) – soprattutto qualora si tratti, come di norma è nei casi di specie, di “grande minore” – non deve più essere considerato come passivo ricettore di interventi di protezione, ma come protagonista delle nuove strategie di tutela, e, in quanto tale, deve essere ascoltato e rispettato nelle opinioni che manifesta, in modo da consentirgli di esprimere pienamente la sua soggettività e di favorire il pieno sviluppo e l’affermazione della sua personalità.

The article analyzes the most recent European and international legislative measures to prevent and fight the phenomenon and to deal with the protection and assistance of victims, with particular attention to anti-trafficking directive 2011/36/EU, recently implemented in Italy by Leg. Decree no. 4 March 2014, n. 24. The work then proceeds to the examination of the national legislation, which, despite being one of the most advanced in Europe in terms of overall protection of children, lacks of a single specific legal text for the protection of child victims of trafficking: the applicable rules are obtained from several legislative measures, mainly on the subject of immigration and unaccompanied minors. Moreover, in many cases, the particular complexity of the condition in which the subjects submitted to protection find themselves, i.e. their being, at the same time, minors, victims of trafficking, usually unaccompanied foreigners, possibly seeking international protection, creates an articulated and problematic relationship between several competing forms of protection by multiplying the number of parties involved (public, private, legal, administrative and social stakeholders), often to the detriment of the effectiveness and efficiency of the protection offered and imposing the need to adopt appropriate measure of coordination between different mechanisms of protection. The choice between the examined procedures for protection, foster care and international protection of child victims of trafficking is demanded to the social services of the local authority or to private entities affiliated with it or, also, to the Public Prosecutor, in cases where criminal proceedings have already started and cannot be translated into measures taken in advance, on the basis of a generic criterion of adequacy. It must, instead, give rise to flexible protective interventions, as much as possible personalized and respondent to the real security needs posed by the case and aimed at the respect of the interests of the protected child and at a careful consideration of his or her person. Hence the need for the different protective paths to be preceded by an individual and careful assessment of the victim and his or her specific situation, which cannot fail to take into account the needs, concerns and opinions expressed by the victim himself or herself. In this perspective, listening to the child – to which this article leaves enough space – plays a crucial role in defining the path of protection and assistance to be carried out in each specific case. This confirms the change that has occurred in the Western legal culture, in which the child (also a victim of trafficking) – especially when it is , as it is generally considered in such cases, a “big child” – should no longer be regarded as a passive receiver of protective interventions, but as the protagonist of new strategies of protection, and, for these reasons, must be listened to and respected in the opinions that he or she manifests in order to allow him or her to fully express his or her subjectivity and promote the full development and affirmation of his or her personality.

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