Questioni di stile. Sgrammaticature nel testo della riforma e pubblicità ingannevole per sollecitarne il consenso*

Professore ordinario di Filosofia del diritto – Università degli Studi di Brescia

Abstract

Sono molte le criticità della riforma costituzionale. Da qui la scelta di richiamare l’attenzione sul linguaggio, e sulle insidie dei suoi diversi usi, non solo con riferimento agli espedienti retorico-persuasivi di chi sollecita il consenso sulla riforma, ma anche, preliminarmente, con riferimento alle sgrammaticature del testo della riforma approvata dal Parlamento e alla formulazione del quesito referendario.

The current constitutional reform has many critical aspects. Hence the decision to call attention to the language, and the pitfalls of its different uses, not only with reference to the rhetorical and persuasive tricks of who urges consensus on this reform, but also, and first of all, with reference to the grammar mistakes of the reform text approved by the Italian Parliament and the wording of the question put by the referendum itself.

 


«Il testo [della riforma costituzionale] prima ancora di qualsiasi riflessione più complessa sull’idea di rappresentanza e finanche di democrazia che esso lascia trapelare, o sull’impatto che è suscettibile di produrre sugli equilibri della forma di governo, preoccupa fortemente per le numerose criticità derivanti dalla progettazione e redazione del suo articolato»[1]

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