Difendiamo la scuola democratica

Nota introduttiva

di Luciano Patruno

Il discorso di Calamandrei sulla scuola pubblica che proponiamo in lettura desta impressione. Pronunciato oltre cinquant’anni fa, prefigura il pericolo dello smantellamento della scuola pubblica per far posto ad una scuola del privilegio, una scuola ove «si fabbricano gli elettori di un certo partito», uomini e donne «senza carattere, senza fede, senza opinioni», una scuola «di partito o di setta». E, perché ciò avvenga, non c’è bisogno di un totalitarismo confessato, di un nuovo fascismo dichiarato. In una società che, a parole, si dice democratica, lo smantellamento della scuola pubblica può essere morbido. Può essere il frutto – ci ricorda Calamandrei – di un «totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre ma che sono pericolosissime». Ciò può accadere quando vi sia al potere un «partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura». La via soft che questo blocco dominante percorre per impadronirsi delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado al fine di trasformarle in scuole privatizzate per ricchi e potenti è la seguente: «Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori – si dice – di quelle di stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private».

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