Principio maggioritario e democraticità del sistema costituzionale

1. Nel 1980, negli Annali della Facoltà di Giurisprudenza di Perugia ( Nuova Serie, n.6/2 ), veniva pubblicato il resoconto di un incontro svoltosi in quella Facoltà per festeggiare e onorare un suo illustre docente, prossimo al pensionamento. Si trattava di Edoardo Ruffini, di cui, nell’occasione, era stato ripubblicato il saggio “Il principio maggioritario” e proprio il tema del saggio aveva costituito l’oggetto di quell’incontro, a metà tra la celebrazione dell’Autore e il confronto scientifico su un argomento che anche allora presentava aspetti di sicura attualità. Si tenga presente che siamo all’avvio di quel lungo dibattito sulla riforma della Costituzione del 1948 e in particolare di quella parte relativa ai rapporti tra Governo e Parlamento, nell’ambito del quale comincia ad assumere un rilievo centrale ( sulla scia del remoto e notissimo ordine del giorno Perassi ) l’idea di ricercare meccanismi idonei ad assicurare una maggiore stabilità all’Esecutivo, una sua maggiore capacità ed efficienza nell’esercizio della funzione di governo, una sua maggiore capacità di incidere sulle dinamiche parlamentari. Un dibattito che negli anni successivi si svilupperà soprattutto su due versanti: da un lato quello parlamentare alla ricerca di nuovi e più incisivi poteri del Governo in Parlamento, dall’altro alla ricerca di meccanismi elettorali idonei a precostituire solide e stabili maggioranze. Un dibattito che, dunque, spingeva ad una riflessione più generale sul rapporto tra principio maggioritario e forma di governo e, più in generale tra principio maggioritario e democraticità del sistema costituzionale.

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