Della problematica convivenza tra democrazia e partiti

Professore ordinario di Scienza della politica – Università degli studi di Torino

Abstract

Questo articolo vuol sollevare quattro questioni. La prima è il rapporto tra democrazia e partiti: quanto è intimo il loro rapporto? La seconda è la democrazia interna ai partiti: come possiamo misurarla. La terza questione è il cambiamento dei partiti: perché mai i partiti radicati socialmente, che avanzavano rivendicazioni egualitarie e tessevano coesione sociale, sono stati sostituiti da partiti concentrati sul marketing elettorale e sull’acquisizione di cariche pubbliche? L’ultima questione è la cosiddetta crisi dei partiti: i partiti sono in crisi o hanno solo subito una radicale ristrutturazione produttiva?

This paper’s goal is to discuss four substantial issues. The first one concerns the relation between democracy and political parties: is it really that close as some argue? The second issue regards the degree of democratic practices within political parties: how should it be measured? The third one concentrates on the change of mass parties: how do we explain the radical shift of priorities as the social creed of egalitarian welfare has been replaced by an electoral-marketing system whose rationale is seeking electoral consensus by all means? The last issue portrays the so-called crisis of parties: how real is it? Have parties undergone such a radical restructuration in terms of political production and offer?


Sommario: 1. Dall’America all’Europa. – 2. La democrazia e i partiti. – 3. La democrazia nei partiti. – 4. Come e perché sono cambiati i partiti? – 5. La pretesa crisi dei partiti.

1. Dall’America all’Europa

C’erano una volta i partiti americani. Dei quali, ahimè, è assai diffusa una rappresentazione distorta e semplicistica, tributaria per lo più delle critiche considerazioni weberiane,[1] a loro volta tratte dalle osservazioni di prima mano, non sappiamo però quanto attendibili, di James Bryce[2] e Moisei Ostrogorski,[3] autori di due fra i testi più noti sulla democrazia d’oltre oceano. Su quella sponda dell’Atlantico il suffragio universale aveva cominciato a divenire effettivo nell’età di Jackson, dunque a partire dagli anni Trenta del XIX secolo, e colà, con largo anticipo rispetto all’esperienza europea, non solo erano sorti, come testimonia una letteratura ricchissima,[4] i primi grandi partiti popolari, ma era pure stato adottato il modello del party government, che in Europa prenderà forma solo a Novecento inoltrato.[5]

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