Il conflitto sociale tra diritti fondamentali e ri-materializzazione della Costituzione

Professore associato di Istituzioni di diritto pubblico. Università di Ferrara

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Abstract

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I diritti fondamentali hanno assunto, dopo la fine di Bretton Woods, un ruolo compensativo della crisi della sovranità popolare e del concetto stesso di costituzione democratica, quale programma di emancipazione collettiva che ha caratterizzato molte costituzioni del secondo dopoguerra. Al moltiplicarsi delle Carte dei diritti e delle autorità giudiziarie o quasi-giudiziarie incaricate di garantirne l’effettività ha corrisposto l’inaridirsi delle istituzioni rappresentative e l’indebolimento dei sindacati. La contro-rivoluzione degli anni 70 originatasi negli USA e diffusasi anche in Europa ha manipolato il paradigma in modo da immunizzare l’economia dalla politica, prosciugando così le risorse di legittimazione di parlamenti e sindacati. La narrazione dell’effettività della tutela giurisdizionale dei diritti fondamentali, prevalentemente colti nella loro dimensione individuale, ha riempito il vuoto della politica, muovendosi in parallelo con la conversione del lavoratore in potenziale titolare di rendite finanziarie. Dalla crisi di identità del lavoratore-soggetto rappresentato è derivata, inevitabilmente, anche la crisi d’identità del rappresentante, sia esso il sindacato o il parlamento. Il ruolo delle Corti, specie della Corte costituzionale italiana, è stato quello di fluidificare il passaggio da un paradigma all’altro, più che di opporre resistenza. Il recupero della valenza emancipatrice dei diritti sociali iscritti in Costituzione deve passare per la ricostituzione identitaria del soggetto, rivalutando quelle dottrine che puntano sulla necessaria materialità delle Costituzioni e contestando ogni assunto pre-politico degli assetti di potere.

En

Since the end of Bretton Woods, fundamental rights have taken on a compensatory role for the crisis of popular sovereignty and of the very concept of a democratic constitution, as a programme of collective emancipation connotating many of the post-World War II constitutions. The proliferation of Charters of Rights and of judicial or quasi-judicial authorities endowed with the authority to make those rights effective has corresponded to the drying up of representative institutions and the weakening of trade unions. The counter-revolution of capital in the 1970s, which originated in the US and spread to Europe, manipulated the paradigm in such a way as to immunize the economy from politics, thus draining the legitimacy resources of parliaments and trade unions. The narrative of the effectiveness of the judicial protection of fundamental rights, mainly understood in their individual dimension, has filled the void of politics, moving in parallel with the transformation of the identity of workers into potential rentiers. Inevitably, the identity crisis of the worker, as represented subject, has resulted in the crisis of the representative, be it trade unions or parliaments. The role of the courts, especially the Italian constitutional Court, has been to smooth the transition from one paradigm to another, rather than to resist mutations. Rediscovering and restoring the emancipatory role of social rights inscribed in the Constitution implies the reconstruction of the identity of the subject, rehabilitating those doctrines that focus on the necessary materiality of the Constitution and contesting every pre-political assumption of the power structures.