“Revisionismo costituzionale”: perché una nuova rubrica

Professore ordinario di Diritto costituzionale. Università di Roma “La Sapienza”

Continua su PDF

La rivista apre una nuova rubrica. Ci proponiamo di intervenire con commenti, ricostruzioni critiche, prese di posizione sul tema del “revisionismo costituzionale”, che affianchino i nostri saggi più elaborati. Non per adeguarci alla tendenza diffusa, da noi sempre contrastata, di limitarsi ad esaminare i fatti, ma proprio per continuare ad interrogarci sui fatti con spirito libero e non arreso al reale. Uno sguardo sulle cronache costituzionali con l’ambizione di riportarle entro il loro contesto storico di fondo. I testi riportati in questa rubrica saranno lavori brevi, ma non per questo improvvisati o estemporanei. Un rischio per una rivista che da sempre non ha concesso molto spazio all’immediatamente rilevante, preferendo una riflessione che sia in grado di interrogarsi sul presente, ma che sia anche in grado di andare oltre il tempo breve. Siamo stati indotti a questo passo dall’infuriare dei tempi e dalla volontà manifestata nell’attuale momento storico di mutare l’assetto dei poteri. In realtà, potrebbe ben dirsi che abbiamo assistito da oltre trent’anni a continui tentativi di cambiare il volto della democrazia costituzionale. Dunque, potrebbe ritenersi che nulla di nuovo stia maturando sotto il sole. In fondo dopo D’Alema, Berlusconi, Renzi (solo per richiamare i principali protagonisti), perché non anche Meloni. Questa rivista, in effetti, ha sempre espresso perplessità e critiche alle disinvolture dei nostri revisori costituzionali, senza sconti di parte. E può anche certamente affermarsi che le attuali proposte di riforma non siano cadute dal cielo, ma siano espressione di pulsioni – se non di veri e propri progetti – da tempo in circolo nel dibattito pubblico.