Gli istituti di partecipazione fra retorica delle riforme e umiltà dell’attuazione

Professore associato di Istituzioni di diritto pubblico – Università degli Studi di Perugia

ABSTRACT

ITA

Il saggio si propone di riflettere sulle possibili traiettorie di un discorso sulla riforma degli istituti partecipativi, di là dalla retorica periodicamente generata dai dibattiti sulle “grandi” riforme costituzionali. In particolare, esso intende confrontarsi con le ambiguità che tuttora caratterizzano il rapporto fra rappresentanza e partecipazione, e fra democrazia diretta e democrazia partecipativa, nella convinzione che la partecipazione debba assurgere da incidente esterno ai processi decisionali a metodo di governo della complessità. Ciò richiede la costruzione di garanzie riguardanti il modo in cui la rappresentanza decide e il tipo di influenza che i saperi civici possono esercitare sulle decisioni. Questa strada appare ancora oggi obbligata non soltanto in ragione del paradigma collaborativo implicito nei principi degli artt. 2 e 3 Cost., ma anche alla luce delle nuove crisi e fragilità che sempre più evidenziano la necessità di integrare il sapere politico e il sapere esperto con il sapere esperienziale degli abitanti e delle comunità. Ma anziché alle promesse o alle cesure delle riforme “proclamate”, il saggio intende guardare piuttosto alle vie dell’attuazione, delle riforme “viventi”, ove la sperimentazione e implementazione costante degli istituti di democrazia partecipativa può dispiegare le proprie potenzialità.

This essay aims to reflect upon the possible trajectories of a discourse on the reform of participatory institutions, beyond the rhetoric regularly generated by the debate on “big” constitutional reforms. In particular, it has been tried to deal with the ambiguities that still characterize the relationship between representation and participation, and between direct democracy and participatory democracy, in the belief that participation should be intended as a stable method in public decision-making and not just as a kind of “external incident”. This perspective requires the construction of guarantees regarding the way in which elected representatives decide and the type of influence that the ‘civic knowledge’ can have on decisions. This approach appears essential – even today – not only because of the collaborative paradigm emerging from Articles 2 and 3 of the Italian Constitution, but also because of new forms of crisis and fragilities, that increasingly highlight the necessity to integrate political and expert knowledge with the experiential knowledge from people and communities. The essay shows the need to overcome the promises related to the “proclaimed” reforms, focusing more on the “living” reforms, where the constant experimentation and implementation of participatory democracy institutions can realize their potential.

Continua su PDF