Ai confini della docenza e della decenza (a proposito di un volume sull’università hobbesiana)

Ricercatore di diritto amministrativo – Università degli Studi del Salento

ABSTRACT

ITA

La pubblicazione, nel cinquantenario del 1968, di un libro (curato da due economisti dell’Università di Bergamo) intitolato Ai confini della docenza. Per la critica dell’Università offre l’opportunità di riflettere sul sistema universitario italiano nella cornice delle teorie e delle pratiche neoliberistiche.
Persino una parte considerevole del già insufficiente finanziamento ordinario è ormai distribuita su base competitiva tra atenei, dipartimenti, singoli ricercatori. Tuttavia il cosiddetto effetto Matteo concentra questo finanziamento meritocratico dove i bisogni sono meno pressanti, con la conseguenza di accrescere ulteriormente il divario tra atenei del Sud e del Nord del Paese e, a sua volta, il divario tra Nord e Sud.
La pervasività della competizione genera invidia ed erode la collaborazione. Deteriora dunque ambienti e rapporti di lavoro e, di riflesso, la salute mentale dei ricercatori.
Inoltre la pervasività della competizione genera conformismo, perché la valutazione meritocratica della ricerca scientifica, sulla cui base sono ripartiti finanziamenti che potrebbero trovare la loro strada senza gare e in direzione solidaristico-costituzionale, è gestita da un’Agenzia che impone a tutti i ricercatori regole e indicatori sostanzialmente identici, così impedendo di sperimentare percorsi di ricerca realmente nuovi (e di esercitare la libertà di scienza sancita dall’articolo 33, comma 1, della Costituzione italiana).

ENG

The publication, in the fiftieth anniversary of the 1968 protest movement, of a book (edited by two economists of the University of Bergamo) entitled Ai confini della docenza. Per la critica dell’Università provides the opportunity to reflect upon the Italian university system in the framework of neoliberistic theories and practices.
By now even a large share of the already insufficient ordinary funding is allocated on the basis of competitions among universities, departments, individual researchers. Yet the so-called Matthew effect concentrates this meritocratic funding where needs are less pressing, with the consequence of further raising the gap between universities of the South and the North of the Country and, in turn, the gap between the South and the North.
The pervasiveness of competition produces envy and erodes collaboration. Therefore it deteriorates work environments and relationships and, as a result, the mental health of researchers.
Moreover the pervasiveness of competition produces conformism, as the meritocratic evaluation of scientific research, on whose grounds funds are allocated while they could find their way without contests and in a solidaristic-constitutional direction, is managed by an Agency which imposes on any researcher substantially the same rules and indicators, thus impeding to try new and independent research paths (and to exert the freedom of science sanctioned by Article 33, paragraph 1, of the Italian Constitution).

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