Amica Ucraina, sed magis amica veritas

Professore emerito di Diritto costituzionale, Università di Torino

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Data la situazione tragica che spegne o violenta migliaia di vite in Ucraina, e che invade le nostre coscienze, sembrerebbe – di fronte alle sofferenze e alle morti – che non si debba far altro che contemplare la tragedia stessa, in un moto di empatia. Ma non è così. Sarebbe un tradimento perché è più che mai urgente cercare di chiarire quali comportamenti politici potrebbero al più presto arrestarla. Occorre cercare di mantenere la mente lucida per contribuire alla ricerca di soluzioni.
Mantenere la mente lucida è però difficile. Per due motivi. Il primo è che la montagna di immagini e il coacervo di commenti d’ogni genere – militari, geopolitici, storici, morali, religiosi, economici … che ogni giorno viene prodotta non aiuta affatto questa ricerca. Bene ha scritto Nadia Urbinati: i media spettacolarizzano facili dualismi e poco informano: «L’approccio monotematico tende ad estremizzare. Crea un ambiente retorico che non lascia (non deve lasciare) spazio al dubbio; che non favorisce un’analisi degli eventi, ma solo reazioni emotive a quegli eventi che trangugiamo come fossero vino buono; che scoraggia la formazione di opinioni interlocutorie e capaci di presentarsi per quel che sono, ovvero punti di vista aperti alla contestazione e alla revisione Le opinioni che sono confezionate dal rullo compressore del paradigma binario si impongono a noi come fatti granitici e oggettivi, impermeabili al giudizio critico. In questo clima si promuove non la conoscenza degli eventi, ma una religiosa adesione. Non si facilita la simpatetica disposizione verso le sofferenze umane, ma si alimenta l’emozione unidirezionale pro/contro, come se fossimo tutti noi sul campo di battaglia».
Il secondo motivo che rende difficile questa ricerca è che il paradigma binario è costruito su un aut-aut morale inappellabile, in forza del quale il nemico che ha stracciato i principi costitutivi del diritto internazionale, che ha fatto ricorso ad una guerra offensiva con ambizioni di potenza, non viene giudicato come «un nemico che va combattuto con mezzi militari, economici e politici, ma piuttosto come un semplice criminale/pazzo che è sprovvisto di ogni valenza etico-politica». La Russia va combattuta per aver violato la sovranità dell’Ucraina e per aver sconvolto l’equilibrio geopolitico che essa stessa aveva pur contribuito ad edificare. Altro è però combatterla per questi atti criminosi in vista della instaurazione di un equilibrio più solido, altro è «gonfiare di un supplemento etico ulteriore il conflitto contemplando una sorta di jihad democratica globale» (Prospero)….