Crisi e ridefinizione della sovranità nel contesto plurilivellare

*Dottorando di Ricerca – Università degli Studi di Torino – **Professore di Istituzioni di Diritto Pubblico – Università degli Studi di Torino

Abstract

La globalizzazione e la frammentazione istituzionale, politica e giuridica hanno lanciato una sfida senza precedenti al concetto di sovranità. Il saggio analizza le possibili reazioni alla costellazione postnazionale e alle sue conseguenze sul concetto di sovranità dal punto di vista delle teorie dell’ordine e con particolare attenzione al contesto unionale. In conclusione, si rileva come gli attuali mutamenti nella realtà che ci circonda possano essere ricondotti ad una più ampia rivoluzione paradigmatica, in grado non solo di superare la classica dicotomia tra universale e particolare, ma anche di permettere il passaggio da una concezione unitaria ad una post-unitaria dell’ordine.

Due to the process of globalization as well as to the institutional, political and legal fragmentation, the concept of sovereignty is facing an unprecedented challenge. The essay analyzes the reactions to the post-national constellation and its consequences on sovereignty from the perspective of the theories of order, whereas particular attention is devoted to the European context. In conclusion, it is pointed out how current changes in our surrounding reality can be put down to a wider paradigmatic revolution, which may be able to overcome the traditional dichotomy between the categories of universal and particular, thus marking the transition from a unitary to a post-unitary conception of order.


SOMMARIO: I. Introduzione – II. La concezione tradizionale della sovranità – III. Il superamento della sovranità – IV. La ricerca di una terza via – V. Verso un nuovo paradigma della sovranità

I.Introduzione

Nel lungo periodo che è andato dall’inizio dell’era moderna fino a pochi decenni or sono, la sovranità è stata concepita in termini monadici e gerarchici, e i conflitti di sovranità hanno avuto carattere essenzialmente orizzontale. Per quanto riguarda il primo punto, l’entità istituzionale – essenzialmente lo stato moderno – cui veniva attribuita la qualità della sovranità era intesa come superiorem non recognoscens nella misura in cui non condivideva poteri, autorità e norme con realtà esterne. In tal senso – e in esplicito contrasto con la tradizione medioevale che invece vedeva una complessa intersecazione di poteri, autorità e norme facenti capo a diversi ordinamenti coesistenti – lo stato moderno era concepito come un’entità autoreferenziale, come un corpo politico individuale che conviveva, e spesso confliggeva, con altri corpi politici. Inoltre, il suo ordinamento interno era considerato valido solo in quanto strutturato gerarchicamente, così che sia le istituzioni, sia le norme apparivano collocate su una scala di potere ascendente, da quelle a tutte subordinate a quelle a tutte sovraordinate, passando per vari gradi intermedi. In tale visione non vi era spazio per la possibilità che due norme, applicabili nello stesso ambito, potessero essere considerate contemporaneamente valide. Una tale evenienza era invariabilmente vista come un’antinomia da risolvere chiarendo la rispettiva posizione gerarchica delle norme in questione, ovvero come una patologia da sanare. Non che non vi fossero stati, già nell’era moderna, tentativi di superare la sovranità monadica, o quanto meno di affiancarle un ordinamento universalistico nel quale essa avrebbe dovuto inserirsi. Tuttavia, tali tentativi di superamento della sovranità moderna rimasero per lo più all’interno di una dottrina del diritto naturale in cui il quadro normativo universalistico – e dunque collocato oltre l’assolutezza della sovranità dello stato particolare – non andava oltre i princìpi consuetudinari della ragione naturale[2]. Oppure, anche quando la dimensione universalistica prendeva forma giuridica, come in Kant, essa non si traduceva in una proposta univoca e concretamente realizzabile[3].

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