Le nuove disposizioni in materia di immigrazione: il decreto legge n. 13 del 2017 e il consolidarsi di un paradigma discriminatorio nella gestione del fenomeno migratorio

Dottoranda di ricerca in Diritto costituzionale – Università di Roma ʽLa Sapienzaʼ

Abstract

ITA

Il presente lavoro si concentra sul decreto Minniti n. 13 del 2017 relativo all’immigrazione irregolare e alla protezione internazionale, analizzandone alcuni profili che sembrano sollevare interessanti problematicità sul piano dei diritti fondamentali. In particolare, richiamando alcune voci del dialogo fra la dottrina e la giurisprudenza in materia, si cercherà di evidenziare alcune tendenze del diritto penale che sembrano emergere dalle scelte di politica legislativa degli ultimi anni.

EN

This paper focuses on the Minniti decree on illegal immigration and asylum (d.l. 13/2017). The article analyses some contents of the decree which appear controversial with regards to the protection of the fundamental human rights. More specifically, by examining the dialogue between jurisprudence and case-law, this paper aims to highlight some trends in criminal law which may be originated from the recent choices in legislative policy.


1. L’evoluzione delle politiche legislative italiane in tema di immigrazione. Cenni introduttivi

Nel mese di febbraio, il Governo ha approvato in stretta successione due decreti legge, entrambi a firma dell’attuale Ministro dell’Interno Minniti, poi convertiti con modifiche: i d.l. n. 13 e n. 14[1] del 2017 recanti, il primo, misure relative ai procedimenti in materia di protezione internazionale e al contrasto dell’immigrazione irregolare, il secondo, disposizioni in materia di sicurezza delle città. Il legislatore conferma, così, una certa tendenza (consolidata negli anni) ad uniformare le modalità di approccio nella trattazione di queste due distinte problematiche, come appare evidente se si guarda alla loro disciplina, i cui tratti sembrano, in entrambi i casi, quelli propri del diritto penale simbolico e del nemico[2]. Tendenza che, in alcuni casi, si è resa palese tramite il ricorso allo stesso atto normativo per disciplinare le due distinte materie: si pensi, ad esempio, al Pacchetto sicurezza del 2008-2009, un complesso intervento legislativo[3] caratterizzato dalla «disomogeneità» ed «estemporaneità»[4] dei suoi provvedimenti. In particolare, uno degli atti che lo componevano, la legge n. 94 del 2009 (rubricata “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”), individuando cinque macro aree di intervento – immigrazione clandestina, criminalità organizzata, criminalità diffusa, sicurezza stradale, decoro urbano – rendeva palese la volontà di affrontare con la stessa politica legislativa fenomeni, in realtà, molto diversi fra loro.

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