Dopo il referendum costituzionale: crisi della rappresentanza e riforma del Parlamento

Professore ordinario di Diritto costituzionale – Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

ABSTRACT

ITA

1. – Il 4 dicembre 2016 rimarrà nella storia, oltre per quel che concretamente è stato, anche come una data emblematica: permarrà nel nostro immaginario collettivo con un surplus di simbologia. Finirà per evocare due possibili, contrapposti, scenari. A seconda di quel che sarà.

Nel peggiore dei casi, una nuova occasione perduta. Così come è stato dopo i referendum del 2006 e del 2011, seguiti dal tradimento, dalla rapida ricomposizione della frattura provocata dall’esito del responso popolare e dalla successiva infausta riesumazione dei vecchi discorsi. Referendum di enorme portata simbolica, convertiti in sgradevoli intralci, rapidamente superati dal progressivo avanzare della nuova razionalità del mondo; fagocitati da quel che – con qualche genericità ed eccessiva approssimazione – suole chiamarsi il pensiero unico del neoliberismo; divorati da quel che, nella prospettiva del diritto costituzionale, si può definire specificatamente come neo–funzionalismo costituzionale.

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