Tutela dei valori e democrazie illiberali nell’UE: lo strabismo di una narrazione “costituzionalizzante”

Professore associato di Istituzioni di diritto pubblico, Dipartimento di Economia e Management, Università degli Studi di Ferrara

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Abstract

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L’evoluzione dei Trattati dell’UE segnano un irrobustimento dei valori che dovrebbero caratterizzare l’identità degli Stati membri e dell’Unione, cui si affianca quello delle condizioni politiche per l’adesione e l’introduzione di procedure per paralizzare gli Stati che, una volta ammessi, non rispettino più quelle condizioni (artt. 2, 49 e 7 TUE). Similmente alle clausole di omogeneità delle costituzioni federali, l’enforcement dei valori dell’Unione è stato a lungo ritenuto appannaggio del solo vertice politico. Dinanzi alle chiare involuzioni illiberali di Ungheria e Polonia e allo stallo delle procedure dell’art. 7 TUE, l’UE ha sperimentato prima strumenti di soft law, poi la via dei contenziosi giurisdizionali, da cui è derivata, però, un’escalation di dimensioni preoccupanti. Nel 2022 è stato finalmente approvato il regolamento sulla condizionalità (2020/2092) per colpire “la borsa” dei Paesi responsabili di violare la Rule of Law in modo da pregiudicare il bilancio dell’UE, in contemporanea all’approvazione del NGEU. I ricorsi di Ungheria e Polonia contro tale regolamento sono stati respinti dalla CGUE con due sentenze in cui si esalta la dimensione identitaria dell’UE e l’imperativo di difendere i propri valori, nonostante i chiari limiti posti dall’art. 7 TUE. L’articolo mette in guardia dall’ottimismo istituzionale di chi ha visto in tale evoluzione un’ennesima prova di costituzionalizzazione dell’UE, rimarcando la perdurante asimmetria tra gli strumenti giuridico-sanzionatori para-federali e le scarse credenziali democratiche dell’UE. La condizionalità del regolamento 2092 è strettamente imparentata con quella che guidò le inadeguate procedure di adesione degli Stati dell’Est; al pari di quella, essa non appare in grado di attingere alle cause profonde che stanno alla base della mancata adesione sociale diffusa ai valori del costituzionalismo democratico.

En

The evolution of the EU Treaties testifies a deepening of the values that should characterize the identity of both the Member States and the Union, alongside that of the political conditions for accession and the juridification of the procedure to paralyze those States that, once admitted, no longer comply with such conditions (Articles 2, 49 and 7 TEU). Like homogeneity clauses in federal countries, the enforcement of the Union’s values has long been considered the prerogative of the political brunch alone. Faced with the rule of law backsliding in Hungary and Poland and the stalemate of the procedures of art. 7 TEU, the EU first introduced soft law instruments, then tried with judicial litigation, which resulted, however, in an escalation of worrying dimensions. In 2022, the regulation on conditionality (2020/2092) was finally approved with the aim of hitting “the purse” of the countries responsible for violating the Rule of Law impairing the EU budget, simultaneously with the approval of the NGEU. The CJEU rejected both the Polish and the Hungarian challenges to this regulation with two judgments in which the identity dimension of the EU and the imperative to defend its values are exalted, despite the clear reservation to politics set by art. 7 TEU. The article warns against the institutional optimism of those blessing this evolution as another proof of constitutionalization of the EU, pointing out the unsettled asymmetry between the para-federal tools of enforcement and the poor democratic credentials of the EU. The conditionality of Regulation 2092 is closely related to that which guided the inadequate accession procedures of the Eastern States; like that, it does not appear to be able to grasp the reasons underlying the lack of widespread social adherence to the values of democratic constitutionalism.