Il “declino” della legge, l'”ascesa” del diritto giurisprudenziale e i limiti all’interpretazione giudiziale

Professore ordinario in Diritto del lavoro – Università “G. d’Annunzio” di Chieti – Pescara

ABSTRACT

ITA

Il saggio analizza il ruolo crescente della giurisprudenza nella interpretazione di una disposizione normativa. Dopo aver spiegato le ragioni del “declino” della legge quale fonte di regolazione giuridica e il peso sempre maggiore acquisito dalla interpretazione giurisprudenziale, si verifica se e in che misura questa situazione sia compatibile con l’art. 101 della Costituzione. L’articolo si sofferma poi sulle teorie relative all’interpretazione, che dimostrano come la dottrina abbia sviluppato ipotesi che mettono in discussione la stessa esistenza di regole condivise in materia ed alimentino l’idea di una sorta di “nichilismo interpretativo”, in base al quale ciascuno trova la tecnica che gli è più utile per legittimare la propria scelta individuale di significato della legge. Tuttavia, l’analisi del dibattito dottrinario o della giurisprudenza in relazione ad un determinato testo normativo dimostra che le possibili letture alternative di una disposizione sono limitate. Con la conseguenza che, più o meno consapevolmente, l’interpretazione avviene in base a regole condivise, e criteri quali la formulazione letterale, le finalità perseguite dal legislatore o la lettura di una norma in combinazione con altre. In questo contesto – assai diverso da quello delineato dalle teorie in materia di interpretazione – un ulteriore criterio di limitazione del soggettivismo interpretativo può essere dato dal “diritto vivente” sui canoni di interpretazione. La giurisprudenza, infatti, con numerose sentenze che si ripetono nel tempo ha creato un vero e proprio “codice delle regole interpretative” che impone al giudice o al giurista di applicarle e di motivare in modo adeguato perché non intenda seguirle. In tal modo si può ridurre (senza eliminare) la discrezionalità dell’interprete e accrescere la relativa prevedibilità delle decisioni giurisprudenziali per realizzare l’obiettivo di soddisfare l’esigenza di giustizia e cioè l’esigenza di uguaglianza di trattamento di casi oggettivamente uguali.

EN

The essay analyses the growing role of jurisprudence in legal interpretation. After explaining the reasons for the “decline” of the law as a source of juridical regulation and the increasing importance of the judicial interpretation, the article verifies whether and to what extent this situation is compatible with article 101 of the Italian Constitution. Then the essay points out the theories regarding interpretation. They show how the doctrine has developed hypotheses which question even the existence of rules commonly accepted in this matter and nurture the idea of a sort of “nihilistic interpretation”, according to which everyone finds the most useful technique to legitimize their individual choice about the meaning of the law. However, the analysis of the doctrinal and jurisprudential debate referring to a specific law text shows that the possible alternative interpretations of a norm are limited. This means that, with more or less awareness, the interpretation is realized through commonly accepted rules, like the literal formulation of legal norms, the ends pursued by the legislator or the discovery of the meaning of a norm by reading it in combination with others (systematic interpretation). In this context – which is very different from that outlined by the theories about interpretation – further criteria to limit interpretative subjectivism can be given by the “living law” on the rules regarding this matter. In fact, the jurisprudence, with many recurring judgements, has created a real “code of rules on interpretation”, which oblige the judge or the jurist to apply them or to justify adequately why he does not intend to follow them. In this manner, it is possible to reduce (without eliminating) the discretion of the interpreter and increase the relative predictability of judgements in order to realize the objective of satisfying the exigence of justice, that is, the exigence of equal treatment of cases which are objectively equal.

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