Dalla chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari alla (possibile) eclissi della pena manicomiale

Professore ordinario di Diritto costituzionale – Università di Ferrara

Abstract

Dopo ripetuti rinvii, la legge n. 81 del 2014 conferma finalmente la data (31 marzo 2015) per la chiusura dei sei Ospedali psichiatrici giudiziari operanti in Italia. A tale dispositivo abolizionista si accompagna l’introduzione di un corpo normativo inedito in grado, se integralmente applicato, di trasformare la misura di sicurezza detentiva da regola – fin qui seriale, meccanica, inumana e degradante – a legale eccezione. Il saggio ricostruisce la coerenza sistematica del testo legislativo, evidenziandone i profili di indubbio spessore costituzionale, in ideale dialettica con il Tribunale di Sorveglianza di Messina che, all’indomani dell’entrata in vigore, ha già impugnato davanti alla Corte costituzionale la novella in uno dei suoi snodi fondamentali (la ridefinizione della diagnosi di pericolosità sociale del reo non imputabile).

After several delays, Law no. 81/2014 finally confirmed the deadline for the closure of the six judicial psychiatric hospitals existing in Italy (March 31st, 2015). The abolition goes along with the introduction of unprecedented provisions, which might be capable, if fully applied, to transform the imprisonment of socially dangerous offenders from a serial, mechanical, inhuman and degrading rule – as it has been so far – into a legal exception. The essay analyses the systematic coherence of this Act, highlighting its constitutional implications, in a sort of dialogue with the Supervisory Court (Tribunale di Sorveglianza) of Messina, which immediately after Law no. 81/2014 came into force, challenged it before the Constitutional Court due to one of its focal points (the new definition of the diagnosis of social dangerousness for criminals who are not chargeable).

Continua su PDF