Terrorismo, diritto alla sicurezza e diritti di libertà: una riflessione intorno al decreto legge n. 7 del 2015

Laureata in giurisprudenza presso l’Università “la Sapienza” di Roma

Abstract

L’attentato terroristico alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, avvenuto nel cuore dell’Europa e della civiltà occidentale, ha causato un acuirsi dell’emergenza sicurezza. A questo, il governo italiano ha risposto con l’emanazione di un decreto legge ( d.l. n.7 del 2015, recante misure antiterrorismo) che conferma la tendenza a propendere, nel bilanciamento fra diritto alla sicurezza e diritti di libertà, verso la restrizione di questi ultimi. L’articolo, dopo aver svolto una breve premessa in merito al diritto alla sicurezza e alle scelte del legislatore penale in questo campo, si sofferma sulle novità introdotte con tale decreto e su possibili contrasti con alcuni principi costituzionali.

The terrorist attack to the satirical magazine Charlie Hebdo, which took place in the heart of Europe and in the centre of Western culture, has caused a worsening of the safety emergency. The Italian government has responded by the issuing of a decree-law ( n. 7 /2015, on anti-terrorism measures) that confirms, balancing between security and freedom, the tendency to lean towards the restriction of the latter. The article, after developing a brief introduction about the right to security and the corresponding legislative choices, focuses on the innovations introduced by this decree-law and on the possible conflicts with some constitutional principles.

 

Dopo l’11 settembre 2001, il terrorismo internazionale è diventato uno dei terreni di sperimentazione e di prova più rilevanti per il costituzionalismo moderno, coinvolgendo  questioni in cui sono in gioco principi come libertà e sicurezza, il cui bilanciamento si è rivelato sempre più complesso[1].

Dall’attacco terroristico alle Torri Gemelle, si può dire che sia cominciata una nuova stagione dell’emergenza che ha comportato l’adozione da parte di quasi tutti i paesi occidentali (nonché degli organismi internazionali) di una legislazione repressiva, caratterizzata da una forte restrizione dei diritti (degli stranieri, in particolare), da deroghe alle regole processuali (che hanno ridotto le garanzie della difesa, introdotto eccezioni alla giurisdizione ordinaria, rafforzato le misure di prevenzione), da ampliamenti dei poteri di polizia. Agli interrogativi posti dal fenomeno terroristico internazionale, dunque, si è risposto, fino ad ora, limitando sempre di più le libertà individuali in nome della sicurezza[2], rischiando, forse oggi più che in passato, che le misure adottate a difesa della democrazia e dei suoi valori, conducano alla sospensione dei principi che sono alla base della stessa democrazia[3].

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